Lhasa da Sola

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giovedì 27 maggio 2010

Il banco dei pugni

No,
che il mondo sarà ladro, che decide di farmi dimenticare i volti e gli smalti quelli sì meno importanti, ma sono circondata da cose che tornano indietro, no modello boomerang, sì regalo di natale, che te lo faccio anche se non ti penso da pasqua. Dico una parola stupida e ne ascolto l'eco lungo, chiedo se l'aria mi ripete il suono come lo specchio l'immagine. Ma tu, dimmi dimmi specchio buono per le foto, mi rifletti o mi restituisci?
Tutti pronti a ridarmi la voce. Deve essere un principio dinamico, di parole che fanno caldo e le butti fuori sulla lingua a rinfrescare, dico.

Striscio la mano sulla tua faccia, e la tua pelle ricambia con la stessa forza che l'ha stretta.
O mi scansi prima, e il mio gesto resta vuoto nello spazio liquido.

Quell'aria comunissima che ha il balcone in Via della Paglia, quella felicità dell'aria comunissima nelle cose senza stile.
Ho un brivido tra le caviglie, e sale piano con l'aria di quest'estate che mi cerca e mi chiede se son mie queste gambe, questi piedi incrociati, queste scarpe.
Io non sopravvivo all'aria che entra prepotente, che mi spalanca la bocca con il pugno.
Che strabuzzo gli occhi e mi chiedo
che avrò fatto mai all'aria fresca perchè mi restituisca questo.

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